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Osteonecrosi

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Cos'è l'osteonecrosi e come si manifesta

L’osteonecrosi è una condizione medica che colpisce le ossa. Questa patologia si verifica quando la circolazione sanguigna si interrompe in una particolare zona ossea, causandone la morte delle cellule. I sintomi dell’osteonecrosi possono variare a seconda della gravità e della posizione dell’area colpita, ma i più comuni includono dolore, intorpidimento, gonfiore ed eventualmente difficoltà motorie.

Le principali cause dell'osteonecrosi

Originariamente, si pensava che l’osteonecrosi fosse causata solo da traumi fisici o da alcune attività lavorative, ma ora sappiamo che ci sono molte altre cause. Ad esempio, alcune patologie ematologiche come la leucemia, la malattia di Gaucher e la trombocitemia possono aumentare il rischio di sviluppare osteonecrosi. Anche l’uso prolungato di cortisteroidi può causare problemi ossei. La diagnosi dell’osteonecrosi può essere difficile, poiché i suoi sintomi possono essere associati ad altre patologie. In genere, il medico prenderà una storia medica completa e farà una valutazione fisica, poi potrebbe prescrivere una serie di esami, come una radiografia, una risonanza magnetica o un esame del sangue per verificare l’eventuale presenza di patologie ematologiche

Osteonecrosi: come curarla

L’osteonecrosi richiede diversi percorsi terapeutici e la scelta del trattamento dipende dall’estensione dei danni e dalla salute del paziente. In caso di diagnosi precoce, il trattamento può consistere nell’assunzione di farmaci antinfiammatori, terapia fisica o chirurgia mininvasiva. In casi gravi, può essere necessario il trapianto osseo. Per una corretta diagnosi e trattamento, rivolgersi al proprio medico di fiducia è fondamentale. La riabilitazione, anche se può richiedere interventi chirurgici, gioca un ruolo importante nella risoluzione. Lesioni lievi e asintomatiche possono guarire senza intervento se rilevate precocemente. Il dolore può essere alleviato con farmaci antinfiammatori, seguiti da programmi di fisioterapia e di riposo. Il medico potrebbe valutare l’uso di magnetoterapia o tecarterapia per ridurre il dolore. Tuttavia, in casi gravi l’intervento chirurgico è necessario poiché la malattia può peggiorare progressivamente.

Le zone più colpite dall'osteonecrosi

Le parti finali delle ossa lunghe, come il femore, sono le zone più suscettibili alla necrosi avascolare. Statisticamente, il femore è l’osso maggiormente interessato, sia nella sua articolazione con l’anca che con la tibia. Pertanto, esistono due tipologie di osteonecrosi: quella del ginocchio e quella della testa del femore o dell’anca. Gli altri casi che coinvolgono la spalla e altre parti del corpo sono meno frequenti. I trattamenti chirurgici per la necrosi avascolare del ginocchio e dell’anca si rivelano più efficaci se effettuati prima del collasso articolare. Le opzioni di intervento includono la decompressione del nucleo osseo e l’impianto di una protesi. La decompressione del nucleo è la soluzione primaria per le situazioni in cui si possono prevenire il collasso articolare, attraverso la rimozione del nucleo osseo dalla zona colpita e l’esecuzione di fori per abbassare la pressione tra le ossa. Anche nei casi lievi, la soluzione della decompressione può avere successo. Dopo l’intervento, il paziente deve utilizzare supporti per la deambulazione per sei settimane per ridurre lo stress sull’articolazione e favorire una rigenerazione efficace. La protesi  viene considerata nelle situazioni più gravi. La ripresa delle abitudini quotidiane può avvenire dopo 4-6 settimane, ma i tempi del recupero variano in base all’età del paziente e alla qualità dell’osso operato.

Stefano Viglione

Chi Sono

Mi chiamo Stefano Viglione e sono un chirurgo ortopedico specializzato nella cura di anca, ginocchio, spalla e caviglia. 

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